28 marzo 2023 – La Presse di Tunisi
Art invisuel: mais oui, cela existe!!! di Alya Hamza (qui)

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20 febbraio 2023
RTCI Radio Tunis Chaîne Internationale
Raouia Kheder intervista Alexandre Gurita e Mariem Memni
sulla Biennale de Paris 2024 a Tunisi e
il Master Pro Arte Invisuale all’ISBAS di Sousse, Institut Supérieur des Beaux-Arts di Sousse, Tunisia
(qui)

3 ottobre 2021
Décollection
di Tomasz F. DE ROSSET
in Revue de Paris

dicembre 2020
FRATTURA SCOMPOSTA contemporary art magazine
“Smile please”. 1993 Uno sguardo sul futuro, Manuela Gandini, pages 219-20
Conversazione tra Manuela Gandini e Leo Castelli trafugata a Nizza il 10/05/1993 – h 22.30, Elisa Bollazzi, page 221
Storia del frammento di Void Field, 1989 di Anish Kapoor, da Venezia a Nizza e … oltre, Elisa Bollazzi, pagg. 223-24
Escale à Nice, Sylvain Soussan, pagg. 224-27
(qui)

“Semina d’arte in quota nel cuore di Brera nella City milanese” di Iskra Sguera
pagg. 228-231 (qui)

ottobre 2020
FRATTURA SCOMPOSTA contemporary art magazine
Microcollection di Elisa Bollazzi
Pagg. 11-17 (qui)
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22 giugno 2020
LE INTERVISTE DEL SALOTTO
di Caterina Franciosi
Intervista a Elisa Bollazzi (qui)

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giugno 2019
PRIERE DE TOUCHER
Ermanno Cristini
la c. (la centrale edizioni)
Pagg. 98 – 105 (qui)

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27 maggio 2019
MICROCOLLECTION, 2019
la c. (la centrale edizioni) (qui)

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9 febbraio 2019
Semina d’arte su commissione: Albero di 7 metri, 1980 – 82, Giuseppe Penone
a cura di Panagiotis Voulgares
Fokia Nou Art Space
Atene, Grecia
articolo su Elculture.gr
articolo su It’s Only Arts

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31 gennaio 2019
COLLEZIONE DA TIFFANY
Elisa Bollazzi: raccogliere in micro (e seminare in macro) come atto creativo
intervista di Alice Traforti
Collezione da Tiffany (qui)

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8 marzo 2018
Caffè letterario nell’ambito di Filosofarti
Identità femminile ed educazione sociale

MICROCOLLECTION
L’arricchimento invisibile del sé
e
Cabinet de regard: micro & macro, 2018
William Cobbing, Igor Eskinja, Petrit Halilaj, Camille Henrot, Xu Zhen

Sala Monaco – Busto Arsizio
articolo Sempionenews

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settembre 2017
Estratto dell’intervista di Julie Guyon a Hubert Renard per la tesi di Master 2 di Julie Guyon: Oeuvre d’art ou outil de médiation?Histoire d’une attention disputée au sein de l’exposition. (qui)

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22 marzo 2017
segnalazione della mostra THE CABINET PROJECT, a cura del collettivo ArtSci Salon, St. George Campus, Università di Toronto, Canada sulla webzine MaSeDomani.
The Cabinet project (qui)

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19 marzo 2017
segnalazione della mostra FOR REAL, through Shim ArtHelix Gallery, Brooklyn, NY
Rivista Segno (qui)

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6 marzo 2017
segnalazione della mostra FOR REAL, through Shim ArtHelix Gallery, Brooklyn, NY sulla webzine MaSeDomani.
Petra Varl e Microcollection in mostra a New York (qui)

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17 settembre 2016
in occasione della mia partecipazione a NoPlace, progetto artistico ideato da Umberto Cavenago e vincitore del 49° Premio Suzzara ho scritto i seguenti articoli:
articolo del 4 settembre scritto da Elisa Bollazzi per la webzine MaSeDomani (qui)
articolo del 13 settembre scritto da Elisa Bollazzi per la webzine MaSeDomani (qui)

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settembre 2016
Racconti da Bushwick, ultima mecca degli artisti di New York, di Laura Loguercio
VNY, La Voce di New York. (qui)

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maggio 2016
Video intervista a Microcollection
realizzata da G. Lo Chiatto, E. Greco, M. Rebecca Molteni
nell’ambito di ARTIST’S DOC. PROJECT, un progetto didattico sviluppato con le classi dell’indirizzo Audiovisivo Multimediale
del Liceo Artistico “Angelo Frattini” di Varese coordinate dal docente Luca Scarabelli
video qui

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dicembre 2015
Ildikó Séra intervista Elisa Bollazzi/Microcollection
“Elhinteni a Magokat”
per la rivista Balkon, Contemporary Art Magazine, Budapest
Pagg. 40-43 (qui)

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novembre 2015
Microcollection/L’ospite e l’intruso, 2009 – Varese
in DER GAST UND DER EINDRINGLING Umgekehrtes Spiel
PROGR.
Zentrum Fur Kulturproduktion, Berna
Edition Atelier

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22 novembre 2015
SEMINE D’ARTE in MAKE8ELIEVE (art # culture magazine )
ISSUE #8: HORROR
a cura di Michelle Marie Murphy (Chicago, Illinois) & Baptiste Lefevre (Cetusss) (Ginevra, Svizzera)
Pagg. 45-49 (qui)

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8 novembre 2015
Intervista a Microcollection/Elisa Bollazzi
di Valentina Colella
rivista 1FMEDIAPROJECT (qui)

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7 ottobre 2015
Valentina Colella intervista Elisa Bollazzi/Microcollection
Artestetica Forme e sostanza nella contemporaneità (qui)

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12 novembre 2014
Exchange Rates – The Bushwick Expo
di Elizabeth Johnson, Theartblog (qui)

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22 ottobre 2014
L’artista Elisa Bollazzi rappresenta l’Italia a Exchange Rates: The Bushwick Expo di Vissia Menza
MaSeDomani qui

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20 ottobre 2014
Quando la realtà è migliore dei sogni
Vissia Menza intervista Elisa Bollazzi/Microcollection sul primo numero di MSD Magazine/Ma Se Domani
pag.18 qui

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marzo 2013
Roaming
Sull’intermittenza dell’opera d’arte
Alessandro Castiglioni
Ermanno Cristini
Postmediabooks

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2012
Czy kolekcja sztuki musi być artystyczna? (qui)
Tomasz F. de Rosset
Instytut Zabytkoznawstwa i Konserwatorstwa, Wydział Sztuk Pięknych,
UMK w Toruniu
Toruń, Polonia

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13 – 14 luglio 2012
Apre venerdì lo spazio “Albume” a Cuneo qui
Reportage da Albume “Microcollection”
in occasione della personale di Microcollection a Albume di Stefano Venezia e Emma Barale
Cuneo

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26 maggio 2012
Arte leggera, discreta, invisibile
Adopera/Adotta un’opera qui

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28 luglio 2009
Baloiu Raluca, EXPOZITII / Bienala de la Paris – istorie si actualitate in Ziarul de Duminica qui

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10 maggio 1993
Conversazione tra Manuela Gandini, Leo Castelli e Ben Vautier trafugata da Elisa Bollazzi il 10 maggio 1993
qui

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La polvere rubata, Manuela Gandini – 1993 qui

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AUTO INTERVISTA
Elisa Bollazzi intervista Microcollection

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ELISA BOLLAZZI : Ci può raccontare come e quando è nata Microcollection?
MICROCOLLECTION : Microcollection é nata nel maggio 1990 quando, in visita al Padiglione Inglese della Biennale di Venezia, quasi per caso, ho pensato di raccogliere alcuni frammenti di una meravigliosa opera di Anish Kapoor, finiti accidentalmente sul pavimento. Queste microparticelle, dimenticate dai più, hanno rappresentato una vera e propria svolta, un’illuminazione e l’inizio di un nuovo modo di muovermi di galleria in galleria, di museo in museo, nei circuiti dell’arte italiani ed internazionali, alla ricerca di nuove microacquisizioni che sarebbero andate altrimenti distrutte.

EB: Quanti frammenti possiede ora Microcollection?
M: Più di 700, grazie alla mia perseveranza e al prezioso aiuto di artisti, collezionisti, amici che costantemente mi inviano microparticelle d’arte da tutto il mondo.

EB: Come utilizza queste acquisizioni e donazioni?
M: Archiviati e montati su comuni vetrini da laboratorio, i frammenti sono visibili a microscopio, durante Cabinets de Regard itineranti, durante i quali gli spettatori possono vedere l’invisibile e assaporare la vera essenza dell’arte. Dal 1990 sono state esposte le principali tendenze della storia dell’arte contemporanea durante speciali Cabinets de regard in Italia e all’estero: Esperienze Concettuali, L’Arte Italiana del secondo ‘900, Anish Kapoor, Lucio Fontana, MicroItalics, etc.

EB: Un modo leggero di veicolare l’arte, quindi !
M: Certamente e anche un modo per aiutare la gente a percepire l’invisibile, l’immateriale e a diventare consapevoli della libertà creativa, non solo attraverso la diretta visione dei frammenti della collezione, ma anche tramite il racconto, la memoria e la suggestione che questi stimolano nell’ immaginario collettivo.

EB: Mi può elencare alcuni artisti e movimenti artistici della collezione
M: Fluxus, Pop Art, Minimal Art, Conceptual Art, Arte Povera, Burri, Fontana, Gilardi, Mondino, Penone, Paolini, Beuys, Buren, Tony Cragg, Richard Long, etc.
Microcollection costituisce un patrimonio di grande valore artistico-culturale.

EB: Ci parli del suo nuovo progetto artistico: le Semine d’arte.
M: Ho recentemente sviluppato un’intuizione che sedimentavo da anni sull’essenza vera dell’arte, dando vita ad un nuovo progetto di arte pubblica. La creazione di una lottizzazione di terreni e spazi verdi seminati e coltivati ad arte, con preziosi frammenti di opere i cui titoli ne mostrano il criterio di selezione utilizzato: : L’albero di 3 metri di Giuseppe Penone, Angurie di Piero Gilardi, Garden di Paul McCarthy, Phosphorescentes Yellow Roses di Jeanne Silverthorne, etc.

EB: Dove?
M: A Bolzano, Torino, Basilea, Parigi, in Australia, Cina, Croazia, nel mondo intero.

EB: Qual è il vero significato delle Semine d’arte?
M: Le Semine d’arte sono un luogo d’incontro, di confronto e discussione nel tempo dell’attesa come spazio del pensiero e di ricerca. Accanto all’area seminata posiziono panche o sedie, sedute meditative che invitano alla riflessione.

EB: Qual è il collegamento tra la raccolta e la semina di frammenti di opere d’arte?
M: La semina d’arte attiva una dinamica di restituzione fisica dei frammenti prelevati negli anni in una simbologia trasparente molto chiara, ma oltre all’aspetto di prelievo e dono, il progetto si focalizza sull’aspetto dell’attesa. Un’attesa benefica che stimola la creatività e apre spazi di pensiero, dà vita a suggestioni e immaginari possibili nella contemplazione di un’area verde di opere d’arte in divenire.

EB: Nel mondo dell’arte si parla di Semine d’arte su commissione.
M: Ho attivato le cosiddette Semine d’arte su commissione per la prima volta il 28 ottobre 2011 quando ho inviato alla cara amica artista triestina Elisa Vladilo un prezioso frammento dell’opera Semi misteriosi, 2011 di Ettore Favini, sicura che la Vladilo, da sempre attenta al rapporto tra arte e natura, avrebbe effettuato con gioia questa semina d’arte in un’area verde di sua preferenza. E così è stato. Il frammento di Semi misteriosi è stato seminato di fronte a Magazzino 26 a Trieste dove viene accudito con amore per l’eternità. Le Semine d’arte su commissione si basano nuovamente sulla collaborazione e la fiducia, grazie al prezioso contributo di quella fitta rete di amicizie coltivate nei miei intensi anni di attività artistica nel mondo intero.

EB: Un ultimo pensiero!
M: “Gli artisti non creano oggetti. Gli artisti creano mitologie” ( Anish Kapoor )

Microcollection di Alessandro Castiglioni

Entrare nel merito di cosa tratti Microcollection è ad un primo livello estremamente facile: un museo portatile costituito da frammenti prelevati da altre opere d’arte e montati su comuni vetrini da laboratorio. L’operazione però, oltre a risultare molto semplice ed ironica, tocca in modo estremamente interessante alcuni temi relativi al sistema dell’arte nella nostra attualità. Mi riferisco in primo luogo a riflessioni di carattere estetico, già assimilate dalle avanguardie del ‘900, come la sparizione, la dematerializzazione dell’oggetto artistico e l’estetica del frammento. Inoltre, muovendoci tra i molti pezzi che compongono la collezione, visionando i diversi vetrini del museo, alcune questioni emergono in modo significativo: dalla speculazione attorno al binomio proprietà-identità alla criticità nell’individuare il valore materiale di un’opera; sono domande queste che il progetto propone e che riflettono sulle dinamiche più calde della nostra postmodernità artistica. Ma se ci fermassimo a valutare l’operazione, ancora sotto l’esclusivo aspetto oggettuale, non comprenderemmo la più profonda stratificazione di senso che il lavoro di Elisa Bollazzi porta con sé. La Microcollezione, infatti, trasformandosi in vero e proprio museo, diventa una sorta di opera-sistema, di azione dinamica generata dall’artista, che produce un effetto a catena, non solo grazie ad una lunga serie di “complici” che, prelevando frammenti di opere, in diverse parti nel mondo, diventano a vario titolo benefattori del “micromuseo”, ma anche ridimensionando il ruolo proprio dell’artista che da performer invisibile, responsabile di microscopiche azioni, diventa direttore, curatore e organizzatore delle attività di un’istituzione paradossalmente sfuggente e mobile, assumendo una lucida consapevolezza di come il fare artistico si sia inesorabilmente ampliato e trasformato.